Montegarullo

 Montegarullo – Scheda Storico Bibliografica ( Castello scomparso ) a cura di M. Minelli da “Territorio e Beni Culturali di una città montana, Pavullo nel Frignano” , Il Bulino, 1979, pp. 264-268

 

 

Tra Miceno, Monzone e Montebonello, sul pendio che digrada verso il fondovalle del Cogorno, in un luogo assai poco emergente, anzi quasi nascosto e protetto dai rilievi circostanti che lo sovrastano, trovansi un gruppo di antiche case su cui saremmo tentati di sorvolare, dato il loro attuale stato di abbandono e il loro scarso rilievo architettonico, se qualcosa del loro nome non ci inducesse a fermarci incuriositi. Si tratta infatti della località denominata “Montegarullo”, nome che evoca quello di una famiglia assai potente e famosa nel Frignano durante gli ultimi secoli del basso medioevo ( secoli XIII-XIV). Forse ci aspetteremmo che quelle antiche case lasciassero trasparire un segno di quella potenza, ma esse restanosilenziose e imperscrutabili, partecipi, sembra, dello stesso mistero che avvolge la famiglia Da Montegarullo.

Mappa di Montegarullo da Territorio e Beni Culturali di una città montana, Pavullo nel Frignano 1979

Eppure un fascino promana da quel luogo, dagli strani scoscendimenti che lo circondano, tracce forse di antiche battaglie, dalle leggende che i contadini del luogo ricordano: la campana d’oro sepolta sotto le macerie dell’antico castello, la diffidenza verso il castello dei Montecuccoli, perfettamente visibile da Montegarullo seguendo una prospettiva d’angolo assai suggestiva. Siamo dunque di fronte all’oscura storia dei vinti, difficilmente ricostruibile: l’origine e la repentina scomparsa della famiglia costituiscono infatti a tutt’oggi uno dei problemi più affascinanti e interessanti della nostra storia territoriale, sulla quale non si può sorvolare se vogliamo capire la dinamica delle lotte faziose medioevali del Frignano e il significato di rivendicazione di autonomia che esse attinsero, nei confronti delle ingerenze dei comitati cittadini di Modena e di Bologna e quindi della successiva dominazione estense.  La famiglia Da Montegarullo, che come è stato detto aspetta ancora il suo storico, comincia a far parlare di sé intorno alla metà del XIII secolo, forse originatisi sul tronco dell’antico “consortium militum” frignanese dei Gualdandelli, opposto a quello dei Corvoli ed entrambi costituitosi sul ceppo dei “Da Frignano”.  Niente comunque possiamo affermare con sicurezza circa la sua origine: la leggenda vuole che Matteo Corvolo, verso il 1110, venisse ad una spartizione di beni col fratello Neri e che il primo fondasse il castello di Montecuccolo, il secondo quello di Montegarullo, non molto distanti fra loro in linea d’aria e reciprocamente controllabili a vista.  L’Albinelli ritiene questa tradizione favolosa, affermando l’impossibilità della derivazione dei Montegarullo dai Montecuccoli, almeno stando alla documentazione esistente.  Il Calamari, nel suo articolo su Obizzo da Montegarullo e Neri vescovo di Siena, avanza l’ipotesi che i Da Montegarullo possano derivare dalla famiglia degli Obizzi, (il nome di Obizzo è assai ricorrente presso i Da Montegarullo), scesa dalla Borgogna e stabilitasi a Lucca verso l’inizio del secolo XII; diventata in seguito esponente del guelfismo nero della città, fu esiliata e dispersa in varie città italiane.  L’Albinelli definirà il famoso Obizzo come oriundo di Lucca e pure il vescovo Neri Da Montegarullo sarà altrimenti definito “Da Lucca”.  In ogni caso, anche il Calamari conclude che, se mai volessimo far derivare la famiglia da Lucca, non potremmo identificarla “tout court” con quella degli Obizzi, dei quali furono semmai un antico ceppo trapiantatosi nel Frignano; da esso acquistarono caratteristiche originali e inconfondibili, benché la gravitazione ( e non solo politica ) verso la Toscana resti quasi costantemente nella tradizione della famiglia.  Qualunque sia l’origine della famiglia, ( noi proponiamo comunque di considerarla autoctona del Frignano e derivante dall’antico consorzio dei militi frignanesi via via frammentatosi ), l’avo più antico di essa sembra essere un certo Radaldino, giurante fra i Corvoli nel 1205, fra i Gualandelli nel 1240. I primi documenti sicuri si riferiscono tuttavia a Lanfranchino, figlio di Petricino, nonché a Bazzalerio e Rainerio Da Montegarullo, figli di Radaldino, protagonisti delle dedizioni al comune di Modena del 1276, insieme ai Montecuccoli e alle altre famiglie nobiliari del Frignano.  Il Bucciardi tenta una ricostruzione più precisa e dettagliata di questa genealogia. Analizzando le lotte faziose del Frignano negli anni che vanno dal 1269 al 1272, lo studioso individua le due consorterie dei Corvoli e dei Gualandelli, in seguito ghibellini e guelfi. Capo dei ghibellini, nel 1269, è Guidinello Montecuccoli. La parte guelfa, secondo il Bucciardi, deriverebbe dai fratelli Azzo e Raniero Da Frignano o Da Montecuccolo, figli del fu Buonaccorso, del fu Gherardo Da Frignano. Raniero ed Azzo furono barbaramente uccisi a Bologna nel 1243, le quattro figlie del primo sposarono quattro della progenie dei Gualandelli (provenienti dall’Alto Frignano), i quali si stabilirono nei castelli di Montegarullo, Miceno, Torricella, Olina.  La prima sposò Radaldino dei Radaldi, figlio del fu Obizzino, del fu Radaldino dei Gualandelli, signore di alcuni castelli dell’Alto Frignano e segnatamente di Roccapelago.  La seconda sposò Petricino dei Radaldi, fratello di Radaldino.  La terza figlia di Raniero sposò Giovanni, figlio di Enrico Rastaldi de’ Gualandelli.  La quarta, infine, sposò Jacobo dei Rastaldi, figlio di Serafinello.  I due Radaldi (Radaldino e Petricino) abbandonarono il loro castello di Roccapelago e verso il 1260 presero dimora nel castello di Montegarullo, assumendone l’agnome. Giovanni Rastaldi si stabilì nel castello di Torricella; Jacobo nel castello di Olina.

Verso il 1269 le suddette famiglie erano così composte:

Radaldino da Montegarullo (morto. 1273 cir.)

–         Raniero (vivo. 1281)

–         Bazzalerio (vivo. 1313)

–         Altaclara (sposa di Manfredino Rastaldi. 1278)

Petricino da Montegarullo (morto. 1273 cir.)

–         Lanfranchino (1292. Massaro generale del Frignano)

–         India (sposa nel 1272 di Raniero da Balugola)

Giovanni Rastaldi (morto. 1272)

–         Manfredino

–         Contessina

Jacobo Serafinelli (vivo. 1282)

–         Parisiello

–         Jacobino

Una prima e terribile lotta fra le fazioni rivali dei Montecuccoli e dei Montegarullo scoppia nel settembre del 1269. Guidinello I Montecuccoli assedia il castello di Olina, interviene l’esercito guelfo di Radaldino, tuttavia la sconfitta dei guelfi è alla fine definitiva e tutte le famiglie guelfe del Frignano vengono bandite.  Durante questa sanguinosa lotta il castello di Montegarullo dovette essere del tutto distrutto, pare già allora reso inabitabile, ridotto ad un cumulo di macerie.

L’esito fu fatale a quelli della vecchia generazione e quasi tutti perirono.  Dopo la pace del 1272 (Guidinello Montecuccoli abbraccia il partito guelfo), i Rastaldi e i Serafinelli ritornano nei loro castelli di Torricella e di Olina, mentre i Da Montegarullo si stabiliscono nel castello di Miceno, dopo la distruzione di quello di Montegarullo.  I fratelli Raniero e Bazzalerio, insieme al cugino Lanfranchino, sono i conduttori della politica guelfa durante le dedizioni al comune di Modena del 1276.  Il 27 giugno del 1276, Bazzalerio del fu Radaldino da Montegarullo, insieme a Guido di Bonifacio di Marzo, Manfredino del fu Giovanni Rastaldi, Parisiello del fu Jacobo Serafinelli, a nome dei loro amici e aderenti, si presentano al comune di Modena e promettono al sindaco Zaccaria Moscarini di consegnare il castello di Fanano, la rocca di Miceno, il castello di Roncoscaglia e tutti gli altri fortilizi e terre che detenevano nel Frignano, eccetto Montecreto.  Ai primi di luglio del 1276, sono compresi fra i castelli dei Montegarullo che la commissione modenese doveva occupare a nome del comune: Castelnovo nel Frignano (Montebonello), Miceno, Olina, Vesale, Roncoscaglia, Fanano e Scopiano. Lo stesso Bazzalerio da Montegarullo, detto anche “Della Rocchetta” (di Miceno), era stato arbitro, nel 1275, nella contesa fra Corradino Munari e Raniero Balugola; nel 1277 sarà arbitro della pace coi Montecuccoli. Nel 1280, sarà uno dei capi del Frignano riconosciuto da Modena. Lanfranchino di Petricino, insieme a Rainiero da Montegarullo, al primo di febbraio 1278, paga12 libbredi denari per concordare la pace del Frignano. Figlio di Rainerio da Montegarullo è NEREO da Montegarullo, straordinaria figura di feudatario trecentesco le cui vicende ebbero vasta eco, oltre che nel Frignano, nella stessa Toscana e nelle più importanti città emiliane.  E’ nominato per la prima volta nel 1281 (contratto di locazione della Silva Romanesca), in un periodo storico sfavorevole alla sua famiglia ed in genere ai nobili (è questo il periodo in cui si sta sviluppando ed organizzando il comune del Popolo).  Capo della fazione guelfa era allora Manfredino Rastaldi, il quale forse aveva approfittato dell’inesperienza del giovane Nereo per prendere il potere; non è da escludere che si fosse impossessato della roccaforte più importante della famiglia Da Montegarullo: Roccapelago. Forse la prima impresa di Nereo fu proprio la riconquista di questo importante castello.  Nel 1306, al seguito del Rastaldi, partecipa alla difesa di Monzone insieme al fratello Baruffaldo.  Entrambi poi saranno elencati fra i ribelli dell’impero nel 1313.  Nel 1316, Nereo è di fatto il capo dei guelfi frignanesi, per un certo periodo occupa il castello di Toano nel reggiano.  Nel 1312 figura nel Consiglio generale del Frignano, rappresentante della parte guelfa, quale membro eminente ed autorevole di essa, dimostrando una notevole abilità diplomatica.  A nome della sua parte si recò per ben due volte a Mantova; strinse alleanza con Buonaccossi, signore di Modena, contro Guidinello Montecuccoli e il comune di Bologna, occupò i castelli di Monzone e di Brandola, indi concluse la pace con la fazione avversa nel 1323.  Nel 1331 figura per la prima volta in Garfagnana, probabilmente capo dei guelfi di quel territorio, alleato coi Bizzarri de’ Rolandinghi di Licignana. In questo anno, stipula col comune di Firenze un trattato in cui promette di far ottenere Barga a quel comune, come infatti avvenne nel gennaio del 1332.  Rientrò quindi nel Frignano sottomettendosi agli Estensi nel 1337 e, quale “cattano” e “statutario”, partecipa alla redazione degli Statuti del Frignano del 1337-38 e alle riformazioni degli stessi nel Consiglio generale di Monzone del 1342. Dal 1343, 1° gennaio, al 1344 Nereo da Montegarullo è podestà di Barga e vicario del comune di Firenze in Garfagnana, conduce azioni di guerra contro Pisa e con il comune di Pisa tratta la pace per mezzo del suo procuratore Aliotto del fu Giovannetto da Modino (1347). Nel 1355 appare come teste ad un atto di pagamento riguardante la costruzione della Rocca di S. Cataldo in Ancona, pare in qualità di “iurisperitus”.  Nel 1356, Nereo muore in Siena “Capitaneus senesium”.  Un figlio di Nereo, Manino, ci ha lasciato alcune preziose annotazioni sulla famiglia Da Montegarullo e sulla storia del Frignano, in margine a due messali delle chiese di Sestola e di Miceno.  Le note cominciano nell’anno 1243 e continuano fino al 1296; con un salto improvviso vanno al 1343, sotto il quale anno si firma Manino: “Ego Maninus natus nobilis viri nerii de Montegaruleo et natus nobil domine Cante de bizariis de luca scripsi”; egli torna pure a firmarsi nell’anno 1347: “Ego Maninus nerii Montegaruleo scripsi”.  In margine al messale di Sestola sotto l’anno 1347 così scrive Manino: “fuit magna pestilentia super terram et magna moria tanta et talis quod multe provintie et terre disabitate fuerunt… Et tunc temporis nobilis vir Nerius de Montegaruleo dominabatur totum pelagum preter flumalbulum et dominabatur totum tra (!) leo et scoltennam, preter montecretum et castellarium de trentino, et habebat plebem de fanano, et habebat VI filios maculos et III feminas, vide licet de masculis III legitimos et III non. Et de feminis duas legitimas et alias non. Et dominabatur dictus nerius valium et crucem merli et monzonum, mocenum, benedellum et clagnanum et sassolerium et in comitatu maranelli et talbignanum. Nomina filiorum sunt haec: Cortexia, Bazalinus et maninus legitimi: femine legitime franceschina, dicta Checa, et marchesina: mater eorumdem fuit domina Canta de bizariis de luca… Cortexia tunc habebat tres filios masculos legitimos, scilicet Obizo, Iohannes, Bartolomeus et nantinam filiam legitimam; et uxor ejus fuit de dallo et vocabatur Catalina”.

In nota al messale di Miceno sotto l’anno 1356, è scritto: Nereo da Montegarullo morì in Siena, capitano dei Senesi, la sua salma fu trasportata e sepolta nella chiesa di S. Martino di Riolunato. (“MCCCLVI, indictione octava in die veneris, die 27 martii, regnante Carulo imperatore, Dominus nereus de montegaruleo obiit in senis Capitaneus senesium, et portatus fuit et sepultus in ecclesia Sancti martini de rivolonato”). Nel 1374, al 24 ottobre, muore Catalina, moglie di Cortesia da Montegarullo, ed è sepolta a Ferrara. Nello stesso anno, al tre di marzo, muore Meschina, figlia di Cortesia, la sua salma è sepolta nella chiesa di Miceno.

Il più importante figlio di Nereo, oltre a Manino (notaro) e Bazalino, è Cortesia, nominato per la prima volta, assieme al padre, nella redazione degli statuti Frignanesi del 1337-38. Nel 1370 si allea, contro gli Estensi, con Bernabò Visconti al quale mette a disposizione i suoi castelli nel Frignano, ma nel 1377 è nuovamente obbediente agli Estensi. Figlio di Cortesia, oltre a Giovanni e Bartolomeo, è Obizzo, la figura più famosa e leggendaria del casato. Compare per la prima volta sulla scena politica verso il 1370, quando si ribella agli Estensi insieme a signori di Sassuolo, del Pignetto e ai conti di Gombola. Nel 1373, i Fiorentini affidarono ad Obizzo il comando della guerra contro gli Ubaldini del Mugello. Dice infatti Marchionne di Coppo Stefani che i fiorentini “subito feciono capitano di guerra Obizzo da Monte Carugli e mandorlo là nell’Alpe a Fiorenzuola, la quale era già murata e qui con sollecita guerra in effetto tornò con trionfo il dì di Santo Luca, al dì 18 di ottobre, con vittoria che niuna fortezza, né villa era rimasta agli Ubaldini nell’Alpe”. Obizzo si infiltra poi nelle lotte interna della famiglia Montecuccoli: appoggia Lanzalotto alleato ai Bolognesi contro gli Estensi e i fratelli Gasparo e Alberguccio Montecuccoli. Nel 1390 i Bolognesi e gli Estensi vengono a pace e Lanzalotto è costretto all’obbedienza, ma Obizzo non volle darsi per vinto e, unitosi ad alcuni fuoriusciti Lucchesi, si diede a percorrere la montagna modenese, molestando i comuni della valle dello Scoltenna, i quali chiesero aiuto al marchese Alberto e alla città di Lucca. Ne nacque una delle più terribili guerre che il Frignano ricordi: le milizie di Uguccione de’ Contrari, collegate con quelle dei Montecuccoli, sconfissero Obizzo costringendolo a rinchiudersi nella fortezza di Roccapelago ove venne assediato dai Lucchesi. Dopo quattro mesi di assedio, il 25 settembre 1393, Obizzo dovette arrendersi e cedere il castello agli assedianti, i quali vi posero un loro presidio. Indi le soldatesche estensi di Niccolò III, i Lucchesi e i Montecuccoli, dopo aver incendiato Monzone, si diressero verso Monteobizzo ove, a detta del Sercambi “si arse d’intorno combattendo”. Ritornati i Lucchesi a Roccapelago e munitala di buona guardia, essi ripresero la via del ritorno.

L’anno seguente (1394) Obizzo, coi figli Neri ed Antonio e coi fratelli Bassalerio e Simone, ottennero dal marchese Niccolò III il perdono e in parte la reintegrazione dei loro possessi. Obizzo però pretendeva la completa restituzione dei medesimi, scoppia perciò nuovamente la guerra ed Obizzo, con rapida azione, riprende due terre: la pieve del Pelago e S. Andrea. Nel 1396, tenta insieme a Lanzalotto Montecuccoli di riprendere Roccapelago ai Lucchesi. Leggiamo dalla Cronaca del lucchese Giovanni Sercambi: “L’anno 1396 del mese di febbraio, essendo l’Alpe piene di neve, et essendo castellani per lo comune di Luccha in nella Roccha a Pelago Pasquino da Controni et Nicolao Moni da Gallicano con alquanti sergenti, i predicti Opizo et Lancilocto per alcuni terrieri funno messi in nella terra, cioè di fuori dalle fortezze della Roccha a Pelago e in alcune case con alquanti loro amici si nascosero”. “Et quando viddero che della Roccha erano usciti alquanti sergenti et che uno de’ castellani era fuori della fortezza, il predicto Obizo et Lancilocto, sforzando il portinaio cò balestrieri avea, entrò dentro dal Palagio della fortezza, per tal modo che quella ebbe e tolse al comune di Luccha. “Vedendo alcuno sergente questo facto, misse fuocho in nella amonitione della armatura in modo che ‘l palagio e l’amonitione arse, et quelli sergenti che poteono uscir fuori fuggitteno et quelli rimasero, funno prigioni”.

Nell’estate dell’anno seguente, il comune di Lucca volle vendicarsi dell’affronto subito e il consiglio degli anziani della città deliberò di mandare guastatori, per distruggere le coltivazioni di grano e riprendere dopo il saccheggio Roccapelago, come infatti avvenne. Nel 1398 si giunge a una tregua, mediata dai Fiorentini, e Roccapelago torna in possesso dei Montegarullo. Insofferente della signoria Estense, Obizzo fuggì di nuovo dal Frignano recandosi a Firenze, ove è da credere fosse tenuto in grande considerazione. (Le continue ribellioni e l’intolleranza verso il regime degli Estensi, instauratosi nel Frignano dopo il 1337, devono ovviamente avere ragioni ben più profonde che vanno al di là della personalità di Obizzo o della famiglia Da Montegarullo; motivi sociali, economici, politici, ancora poco chiari e perciò da studiare, devono aver spinto le popolazioni di buona parte del Frignano a seguire le avventure di Obizzo, il quale forse si limitò a rivendicare una libertà feudale, ormai fuori dal tempo suo proprio, quello medioevale). I Fiorentini assicurarono ad Obizzo protezione ed appoggio e inoltre gli affidarono la direzione della guerra contro Pisa. Riferisce Matteo Palmieri, nel suo “De capti vitate Pisarum”, che i fiorentini “Obizum Garullensem, virum procul dubio fiorentino populo fidum carumque, exercitus et belli ducem dixere”.

Nel 1406, al 19 gennaio, Obizzo aveva ricevuto la consegna del bastone del generalato. Nel Frignano, frattanto, erano rimasti a continuare la guerra contro gli Estensi i figli Neri e Antonio, contro i quali il marchese Niccolò III inviò le truppe di Uguccione de’ Contrari, cui si unirono quelle dei Montecuccoli e Nanne Strozzi. Per intervento dei Fiorentini si propose una tregua nell’aprile del 1406, ma il marchese tolse di sorpresa ad Obizzo Roccapelago e condusse prigioniero suo figlio Antonio a Ferrara. I Fiorentini protestarono invano presso la corte estense ed Obizzo tentò nuovamente di riprendere Roccapelago con le armi. Dovette sostenere nuovamente l’urto con le truppe di Uguccione de’ Contrari coalizzato con tutti i suoi nemici, ma nel 1408 il famoso ribelle dovette alla fine arrendersi, cedendo anche gli ultimi castelli rimastigli: Monteobizzo, Miceno, Montebonello. Pare che Obizzo si ritirasse a Ferrara in un forzata e inattivo confino che tuttavia durò poco, giacchè Obizzo fuggì nelle stesso1408 aLucca “de unde oriundus erat” e da dove proveniva la stirpe della madre, Catalina de’ Bizzarri. Questa fuga a Lucca, ove pare che la famiglia si trapiantasse, è confermata dal toponimico “Da Lucca” attribuito a Neri, futuro vescovo di Siena, e da una vendita di beni che un certo Obizzo di Cortesia “de nobili da Montegarullo” effettua presso Lucca nel 1501. Obizzo riprende tuttavia ben presto il servizio presso la repubblica di Firenze; nel 1411 lo troviamo a Roma, capo di un corpo di truppe fiorentine. Ne perdiamo poi ogni traccia; l’Albinelli vuole che egli abbia finito i suoi giorni a Lucca, rilevando questa notizia dalle lettere di un suo pronipote Cortesia. Una tradizione ancora viva nell’alto Frignano vuole invece che Obizzo fosse ucciso da un colpo di arma da fuoco, da parte di un certo martinelli, forse per istigazione dello stesso marchese Niccolò III; indi venisse sepolto sotto una vetusta colonna romanica nel paese di Riolunato.

Il figlio Antonio cercò negli anni successivi di riprendere il potere nel Frignano, infatti si fece promotore della congiura del 1425, riuscendo a coinvolgere ben 60 uomini provenienti dalle terre un tempo appartenenti alla famiglia Da Montegarullo: Monteobizzo, Miceno, Montebonello… ecc.  La congiura non ebbe effetto e da allora in poi veramente le tracce della famiglia si perdono nel Frignano, mentre si trovano ancora notizie dei personaggi Da Montegarullo nella Toscana del quattrocento e del cinquecento, fra cui Neri da Montegarullo, vescovo di Siena (1444-1450), il quale svolse altri uffici affidatigli dalla corte ponteficia.

Così conclude il Prof. Santini: “ Per uno strano destino la sorte di questa famiglia la portava ad estinguersi e a perdere comunque la sua individualità proprio in Toscana, dove tanti onori e inimicizie avevano avuto nei secoli XIII e XIV i suoi più illustri progenitori e proprio a Lucca, loro tradizionale nemica, dagli assalti della quale avevano perduto e ripreso più volte la loro Roccapelago alla fine del ‘300”.

Del loro castello a Montegarullo, benché nel settecento pare se ne vedessero gli avanzi, più nulla è rimasto se non una leggenda, il compito di una storia ancora da scrivere e di un rilevamento più accurato da svolgere.

BIBLIOGRAFIA MONTEGARULLO

 

G. Tiraboschi, Memorie storiche Modenese, (Delle Rivoluzioni del Frignano), Cap. VIII

G. Tiraboschi, D.T.S., v.”Mons Garullius”.

* G. Tiraboschi, L.S. Parenti, A.P. Ansaloni, Corrispondenza, Modena 1894, p. XXIII nota (1); pp. 4, 10, 13, 14-18 (nota 1), 39.

AA. VV., Appennino Modenese, D. Pantanelli , V. Santi, “Itinerari”, p. 1009. V. Santi, “Vicende politiche e civili”, pp. 174-188.

* G. Sercambi , Le cronache di Giovanni Sercambi Lucchese, Voll. 3, Roma 1892.

E. P. Vicini , Documenti di storia frignanese: Memoriali Notarili, n. 91 (12 aprile 1275); n. 96 (1 febbraio 1276); n. 101 (III) (27 giugno 1276); n. 112 (26 novembre 1276); n. 114 (26 novembre 1276); n. 115 (27 giugno 1276); n. 117 (17 dicembre 1276); n. 119 (8 gennaio 1277); n. 120 (8 gennaio 1277); n. 140 (1 febbraio 1278); n. 141 (15 febbraio 1278); n. 160 (11 luglio 1278); n. 187 (7 aprile 1279); n. 188 (8 aprile 1279); n. 202 (14 giugno 1279).

B. Ricci , Note inedite di cronaca Medioevale in due antichi Messali delle chiese di Sestola e di Miceno, Atti e Mem. Soc. “ Lo Scoltenna”, Serie II, Fasc. II, III, IV (1913-16), pp. 96-106.

A. Mercati , Un illustre Da Montegarullo Neri Vescovo di Siena, Atti e Mem. Soc. “Lo Scoltenna”, Serie II, Fasc. V – VI – VII (1916-19), pp. 71-87.

G. Calamari, Obizzo da Montegarullo e Neri Vescovo di Siena, Bologna 1931.

G. Bucciardi, Lotte faziose nel Frignano dal 1269 al 1273 , pp. 10-23. Dedizioni Frignano a Modena, pp. 17-18; 33-36.

A. Mercati, Paralipomeni Montegarulliani, Atti e Mem. Soc. “Lo Scoltenna”, Serie III, Fasc. I, (1927-1933), pp. 27-30.

A. Sorbelli, A. Rabetti, Dizionario Biografico Frignanese, v. “Montegarullo”.

G. Santini, “La Rocca de Pelago”, in Rassegna Frignanese, Anno VII°. N. 10 (1962), pp. 32-50.

Stemma dei Montegarullo: Consiste in 3 Monti sovrepposti, sormontati da 3 rose. Afferma l’Ughelli (“Italia Sacra”, ed. N. Coletti, t. III, p. 573) “ Gentilicia stemmata” “in quadam Sigillo mihi videre contigit, quae montes tres cum tribus superne rosis continent”.

Documenti: A.S.M.O., A.S.E., Cancelleria ducale, Rettori dello Stato, Frignano, busta 1. Quaderno di Sentenze criminali del Podestà del Frignano Pietto De Baiso (1424-25).

Particolare di Montegarullo in una mappa da Territorio e Beni Culturali di una città montana, Pavullo nel Frignano, 1979

Particolare di Montegarullo in una mappa da Territorio e Beni Culturali di una città montana, Pavullo nel Frignano, 1979

 

2 pensieri su “Montegarullo

  1. Per chi volesse approfondire segnaliamo “L’epoca di Obizzo da Montegarullo” di P. Mucci e A. Mordini ,1999 e “Notizie intorno ad Obizo da Montegarullo” , di G. Cortesi ( 1699-1791) a cura di Paolo Bernardoni, Adelmo Iaccheri Editore, 2011.

  2. Posso suggerire l’ipotesi della Linea dei Cortesi? Sembrano adattarsi bene, venendo indicato Nero da Montegarullo definito “capo del Frignano” e il padre Obizzo “capitano servente de’ Fiorentini”, nell’albero dei Cortesi.

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