Floro e Lupo da Renno

Alessio Bononcini “il Frignano dei Montecuccoli”

In una fra le più antiche carte relative al Frignano, redatta ad Oppiano di Gaiato nell’anno 890, si menzionano alcune massaricias regale(s) in Renno. Il documento, atto di donazione in favore del monastero di Nonantola, cita fra i donatori Lupus filius quondam Fluri qui est abitator in Rinno.

L’esistenza di massaricias regales in Renno, ovvero di unità fondiarie regie, attesta l’importante funzione pubblica svolta da Renno durante l’alto medioevo, nei confronti dell’intero Frignano. A Renno (di sopra) aveva sede la corte regia maggiore: il centro fiscale principale di tutto il Frignano al quale affluivano i redditi delle minori corti distrettuali periferiche.

Tale antica condizione giuridica di Renno è da portare in relazione alle tracce di un importante castello altomedioevale, riscontrabili a Renno di Sopra, la cui decadenza si giustifica in seguito alla costruzione del sovrastante castello di Montecuccolo (XI-XII sec.) ed alla disgregazione delle corti regie altomedioevali a partire dal X-XI secolo, in favore della costituzione di minori distretti fiscali-amministrativi autonomi che fanno capo a nuove e molteplici unità castrensi.

Per tutto il corso dei secoli IX-X si riscontra con frequenza la menzione di iudices e di scabini di Renno (giudici locali professanti la legge romana ai quali in epoca carolingia era affidato il compito di emanare sentenze nella contea assegnata). E’ presumibile pensare quindi che gli antichi scabini di Renno, la cui carica risalirebbe agli ordinamenti distrettuali bizantini, continuassero ed ampliassero la loro funzione giudiziaria ed amministrativa anche successivamente, sotto l’agnome da Feroniano o da Frignano. L’importanza di Renno quale centro giudiziario dell’intero Frignano è di nuovo attestata da un placito del 931 che vede una contesa tra il Conte di Modena Suppone e quello di Reggio entrambi messi regi del Re franco, Ugo.

Da Floro di Renno (già morto nell’890) e da Lupo di Renno (vivo ancora nell’890 e già morto nel 936) deriverebbe, presumibilmente, come vuole il Malaguzzi Valeri la stirpe dei da feroniano o da frignano, il quale nome, più che indicare la provenienza di luogo, richiamerebbe esplicitamente la loro funzione giudiziaria: infatti tutte le carte che possediamo relative a questo gruppo familiare, si riferiscono a placiti o comunque a funzioni giudiziarie e pubbliche.
Ne consegue che essi dovevano costituire una dinastia di giudici o scabini con possibilità di trasmettere ereditariamente la carica, la quale doveva risalire alla antichissima funzione dei capi distrettuali bizantini rappresentanti, pertanto, l’autonomia locale e contrapposti al gastaldo o funzionario regio ricordato nel placito del 931. E’ presumibile che in seguito la loro competenza ed autonomia si ampliassero a causa della carenza del potere imperiale o regio, nonché per la scomparsa del gastaldo, di cui infatti non si trova più menzione dopo il placito citato. A partire dall’XI secolo il Frignano si avvia pertanto a diventare una frazione territoriale autonoma, con organi amministrativi e giudiziari del tutto propri (comitatus feroniano).

Nel 1016 troviamo Albizo f. Daiberti de comitatu feroniano; nel 1036 Ubertus f.q. Daiberti de Comitatu feroniano; nel 1038 Ubertus iudex e Rozechildus iudex entrambi iudices sacri palatii, con attribuzioni di potere evidentemente più larghe e aventi una certa autonomia dal potere comitale di Modena. Gli antichi iudices dovettero quindi essere investiti direttamente dal potere regio ed assumere la qualificazione di capitani o cattani (investiture imperiali o investiture di una pieve o di parte della pieve) dividendosi poi nelle consorterie rivali (Corvoli, Gualandelli, Aigoni-Grasolfi ecc.), le cui lotte sconvolsero il Frignano nel periodo Basso Medioevale.

– Brani tratti dalla scheda storica relativa a Renno a cura della prof.ssa Marinella Minelli, in Pavullo territorio e beni di una città montana, il Bulino, 1979, pp.180-181.

L’ ipotesi del Malaguzzi Valeri è dunque che gli antichi scabini di Renno, professanti da generazioni la legge romana, citati a partire dall’890 (Lupo del fu Floro) sarebbero gli antenati dei Montecuccoli. Gausberto figlio di Floro, assieme ai suoi figli, professanti la legge romana, si intitolano del comitato frignanese e nel 996 sono investiti di feudi vescovili. Da Bernardo da Frignano (1038-1080) seguirebbe il figlio omonimo citato nel 1104 e Corvo o Corvolo a cui verrà dato in feudo il mons qui vocatur cuculi ove edificherà il Castello che andrà a sostituire la funzione un tempo svolta da quello di Renno di Sopra, e da esso trarranno il nome i suoi discendenti i da Montecuccolo, poi Montecuccoli. I due fratelli Bernardo e Corvolo sono citati all’assedio di Prato e fra i principali al seguito della Grancontessa Matilde di Canossa. Il vassallaggio verso Matilde, aggiunto al qualificativo da Frignano, che s’attaglia a quel tratto dell’Apennino modenese non ceduto alle chiese, qualificativo di residenza insieme e di signoria, accerta il luogo del feudo avito di questa famiglia avvocaziale e la sua dipendenza anche dagli Attoni conti e margravi. Il feudo è quello indicato dal primo agnome del comitato del Frignano, ottenuto per ragioni feudali avite, non dipendenti dal vescovo.

La successione nel feudo era mascolina; e anche femminina se un colonnello finiva in una donna. Per citare un esempio basti ricordare un Bernardo che nel 1104 si incontra, come Corvolo, al seguito di Matilde, e si chiama figlio di Imelda da Frignano ripetendo dalla madre anziché dal padre le sue ragioni nel consorzio dei Frignanesi.
Lo studio del Malaguzzi Valeri sulle origini dei Montecuccoli è ritenuto l’ipotesi più fondata, documentata e plausibile. Ne sono state formulate diverse altre che tratteremo nelle prossime puntate di questa rubrica (tra cui una estremamente affascinante da Gaetano Dall’Occa Dell’Orso in i Capitani del Frignano e i loro antenati, che li farebbe risalire ai da Monzuno).

l’albero genealogico del Malaguzzi Valeri in Costituzione e Statuti, da Appennino modenese descritto e illustrato 1895, pubblicato in Gli Statuti del Frignano degli anni 1337-38 a cura di Paolo Bernardoni, edito da Adelmo Iaccheri Editore, 2012 p.251.