Gustavo II Adolfo re di Svezia

Gustavo II di Svezia

Gustavo II di Svezia

Figlio (Stoccolma 1594 – Lützen 1632) di Carlo IX, stipulò la pace di Knäred (1613) con Cristiano IV di Danimarca, con cui la Svezia era in guerra, quindi si occupò del conflitto con la Russia, conclusosi con la pace di Stolbova (1617) e la ratifica delle conquiste svedesi e del dominio sul Baltico. Nel 1621 sconfisse Sigismondo III Vasa di Polonia, firmando con questi una tregua (1629) per poter intervenire in Germania, nella guerra dei Trent’anni, a fianco dei protestanti. Vincitore a Breitenfeld (1631) sulle truppe imperiali e su quelle della Lega cattolica, mosse poi verso la Germania sudoccidentale. Morì contro l’esercito imperiale nella battaglia di Lützen, in cui la Svezia ritornò la vittoria.

Vita e attività

Divenuto re alla morte del padre (1611), mentre la Svezia si trovava in guerra tanto con la Danimarca quanto con la Russia, si rivolse subito contro Cristiano IV, con il quale non esitò a concludere (1613) la onerosa pace di Knäred, nell’intento di poter rivolgere ogni sua attenzione all’altro conflitto, e alla posizione della Svezia nel Baltico orientale. Con la pace di Stolbova (1617) con la Russia, G. A. assicurò al suo regno la sovranità sulla Carelia e sull’Ingermannland e fissò il confine al Lago Ladoga, costituendo le premesse strategicamente e politicamente più favorevoli per condurre a fondo la lotta contro la Polonia, il cui sovrano Sigismondo III Vasa, suo cugino, non aveva mai rinunciato alle pretese sulla corona di Svezia. Nel 1621 G. A., partendo dall’Estonia, portò decisamente la guerra in territorio polacco, e nel corso di otto anni estese la sovranità svedese sulla Livonia, sulla Curlandia, e su diverse città della Prussia orient., ma non su Danzica. Nel 1629, all’atto della conclusione di una tregua di sei anni ad Altmark, G. A. aveva praticamente stabilito il predominio della Svezia nel Baltico. Alla tregua con la Polonia era stato indotto da diversi motivi, politici e religiosi. La sconfitta subìta da Cristiano IV da parte della Lega Cattolica e l’apparizione dell’esercito di A. Wallenstein sulle sponde del Baltico convinsero G. A. della necessità di intervenire in Germania, non solo per fronteggiare la potenza degli Asburgo, ma anche per portare aiuto ai correligionarî minacciati dalla controffensiva cattolica. Sbarcato (1630) a Usedom, il re si limitò dapprima a occupare la Pomerania, ma concessigli quindi dalla Francia e dall’Olanda (1631) grandi sussidi col trattato di Bärwalde, e ottenuta l’alleanza degli elettori di Brandeburgo e di Sassonia, affrontò decisamente in battaglia le truppe imperiali e quelle della Lega Cattolica comandate da J. T. Tilly, a Breitenfeld (1631), e inflisse a esse una terribile disfatta. G. A. mosse quindi verso la Germania sud-occidentale e in pochi mesi occupò Erfurt, penetrò in Turingia, si spinse verso Bamberga e Würzburg, si insediò a Hanau, a Francoforte sul Meno e a Magonza, dove trascorse il Natale del 1631. Altri suoi generali intanto estesero l’occupazione all’Alsazia, al Palatinato, a parte della Renania e della Vestfalia. Nella primavera dell’anno successivo, dopo aver battuto nuovamente Tilly a Rain presso il fiume Lech, G. A. si diresse nel cuore della Baviera, occupandone anche la capitale, Monaco. Nel frattempo l’imperatore aveva affidato nuovamente a Wallenstein il comando supremo, e questi, che minacciava di interrompere le linee di rifornimento di G. A., lo costrinse a ritornare precipitosamente verso nord. Riuscito vano il tentativo di sconfiggere Wallenstein, che si era trincerato attorno a Norimberga, G. A. sorprese l’avversario a Lützen, proprio mentre Wallenstein si dirigeva verso la Sassonia per tagliare i rifornimenti al re. La battaglia terminò con una completa vittoria degli Svedesi, ma costò la vita al re, rimasto improvvisamente accerchiato da drappelli della cavalleria imperiale. Con la morte di G. A. rovinò anche il suo piano di un Corpus evangelicorum, cioè di una lega fra i paesi protestanti della Germania sotto la direzione della Svezia. G. A. fece della Svezia una grande potenza europea, assicurandole non solo il predominio nel Baltico, ma anche una solida posizione in Germania. Di fronte ai più appariscenti risultati della sua politica estera, non minore rilievo assumono le riforme interne attuate nei diversi campi dell’amministrazione statale, dall’ordinamento della Dieta alle finanze, dalla coscrizione militare alle misure escogitate per favorire i commerci, le industrie, lo sfruttamento delle miniere. G. A. salvò il protestantesimo tedesco dalla di sfatta, in ciò però mosso da ambiziosi scopi politici, più che dal desiderio di soccorrere i compagni di fede.

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