Cap. II°: Mons qui vocatur cuculi…le prime cerchia murarie.

Le prime cerchia murarie valorizzarono e ampliarono, a partire dall’XI sec. la primigenia struttura difensiva molto più antica, costituita dalla torre di avvistamento con palizzata in legno. La prima antica cinta muraria che abbraccia la torre mastio di Montecuccolo, probabilmente, la circondava completamente prima che venisse costruito sul lato a occidente, il primo palazzo feudale: la muraglia si interrompe solamente sullo strapiombo roccioso verso nord, perché questo costituiva da solo una difesa naturale. La prima famosa menzione della località risalente ad un documento del 1027 che cita il mons qui vocatur cuculisecondo gli studiosi fa supporre in base all’utilizzo del termine “mons”, corrispettivo di “podium”, che Montecuccolo allora non fosse ancora incastellato, ma ne conferma l’esistenza di un primo presidio fortificato, per quanto rudimentale e primitivo[1]. Il documento[2] è relativo ad una concessione da parte del vescovo di Modena, Ingone, in favore di Teuzoni de loco Athiano (Iddiano) di beni posti nella zona denominata clusuria, i cui confini sono così indicati: a mane predicto monasterio, de meridie mons qui vocatur cuculi, de sera rio qui nominatur cugurnus. Il documento non fornisce altre precisazioni relativamente alla nostra località. All’interno della prima cerchia di mura a tracciato poligonale si trova una cisterna di originale forma a fiasco (cisterna de super). La torre, situata nel punto più elevato del “mons qui vocatur cuculi”, era collegata tramite un ponte volante al camminamento di ronda lungo le mura ed anche successivamente alla costruzione dei corpi di fabbrica, rimane in posizione isolata e dominante.

La prima fotografia del Castello risalente alla metà degli anni ‘70 dell’Ottocento, mostra la prima cerchia muraria sormontata da tre lunghissimi merli. Tra il 1027 e il 1168 si ebbe un primo accrescimento con la costruzione di un corpo di fabbrica di rilevanti dimensioni (13 m. di lunghezza) sul lato a occidente che guarda la valle, lungo lo sperone roccioso. In questa prima fase di sviluppo con la costruzione del “palazzo vecchio”,  il complesso assume la fisionomia classica del castello feudale, i cui elementi costitutivi erano appunto la torre, la dimora feudale e la cinta muraria. In una seconda fase si aggiungono due corpi, a nord ed a sud della dimora feudale, delineando quel particolare sviluppo lineare secondo l’asse nord-sud proprio di Montecuccolo e venne eretto un secondo muro di cinta che amplia, se non di molto, l’estensione del primo recinto verso sud e verso est. Della seconda cerchia rimane solo il lato sud, dove dal 2009 in occasione del quarto centenario della nascita di Raimondo Montecuccoli è stata posta un’opera d’arte di Giuseppe Ricci raffigurante il profilo a cavallo del Feldmaresciallo che rende ancora più suggestiva la prospettiva della torre avvolta dalle mura. Questa seconda cerchia a quei tempi abbracciava completamente il lato sud-est ed era dotata di un portale di ingresso di cui è labile traccia solo una pietra scolpita di uno stipite (se ne veda nell’album la ricostruzione grafica di Carla Cortesi tratti dagli studi del Prof. Andrea Pini). Una foto risalente alla prima metà del ‘900, la prima veduta aerea dal lato sud, testimonia l’esistenza di un ingresso ad arco nella seconda cerchia e di alcune tracce ad angolo a chiusura verso nord, poi scomparsi negli scatti successivi degl’anni ’50. In occasione dei restauri (che daranno al Castello un aspetto più simile ad una dimora rinascimentale), ad opera del Conte Galeotto I° a partire dal 1545 a seguito di un incendio che aveva danneggiato la Rocca, l’originario portale di ingresso della prima cerchia muraria (verso sud) viene murato probabilmente per la costruzione di una cappelletta privata della famiglia (dove i Conti potevano riunirsi in preghiera senza per forza unirsi al volgo nella sottostante chiesa di San Lorenzo, nel borgo) racchiusa tra le due linee murarie. Essa era ancora esistente nel 1791 quando Luigi Serafino Parenti ne trascrisse l’iscrizione commemorativa per Girolamo Tiraboschi, che appariva “in una lapide in una muraglia annessa al quartiere e che sostenta la cappellina si legge “M.DC.VIII CO. GALEOTUS MONTECUCULIS A. FUNDAMENTIS. AUGENDO RESTITUIT”[3]Un nuovo portale di ingresso ad arco leggermente acuto venne aperto sul lato est sulla cui pietra di volta fu inciso “C.GAEoTUS M C 1549” ovvero l’abbreviazione di “Conte Galeotto Montecuccoli 1549”. Sul portale murato si possono ancora notare tracce di intonaco decorativo: qui il 22 febbraio 1609 venne battezzato Raimondo Montecuccoli come ricordato nell’annotazione nel “libro dei battezzati” da parte di Pellegrino Quercigrossi, cappellano della Pieve di Renno, conservato nella stessa. Solo una quindicina di giorni dopo il battesimo, il 4 marzo 1609, venne concesso dal Vescovo la possibilità di svolgere anche la Santa Messa all’interno della Cappelletta Montecuccoli, come richiesto dal padre di Raimondo, il Conte Galeotto II° e  giunta a seguito di un rapporto sullo stato della stessa alla curia da parte dell’arciprete di Renno Don Domenico Ferrari[4]. Nel cortile interno della Rocca era presente una seconda cisterna oggi purtroppo cementata, di cui rimangono alcuni resti nelle vicinanze ed alcune foto in bianco e nero degli anni ‘60/’70. Salendo alla Rocca dall’ingresso posteriore, si notano numerose tracce murarie, in parte nascoste dall’edera, anche queste sorte lungo lo sviluppo roccioso e delimitative della parte di terreno sopraelevato sul lato nord. E’ probabile che queste tracce murarie siano i resti di una terza fase di sviluppo: esse infatti sono perfettamente perpendicolari al palazzo nuovo lato sud, dove sorge la scala a chiocciola, fino all’ingresso posteriore. In breve tempo le cerchia murarie raggiunsero lo sviluppo definitivo ovvero le mura che circondano l’intero Castello di cui ci occuperemo in una successiva puntata di questa rubrica.
[1]  AA.VV. Pavullo nel Frignano, territorio e beni di una città montana; il Bulino 1979, pag.126
[2]  Archivio capitolare di Modena, B.14. XLVII (copia del notaio “Donatus”)
[3]  Andrea Pini, Montecuccolo la storia svelata, i Signori, la Rocca, i Feudi; Adelmo Iaccheri Editore 1999, pag.85
[4]  Ibidem.
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