La Pieve di Renno

Pieve di Renno

Oggi inauguriamo una nuova rubrica dedicata ai luoghi del Frignano, splendidi borghi, che, dopo la vostra visita al Castello possono essere la seconda tappa ideale del vostro viaggio alla scoperta delle bellezze del nostro territorio.

La prima puntata non può che essere dedicata alla Pieve di Renno, che si trova a soli 3,8 km da Montecuccolo.

Renno era un’antichissima “corte regia” ove una famiglia di giudici ivi residenti svolgeva un importante funzione giuridica, amministrativa e fiscale per il territorio. Sorta sulla valle dello Scoltenna, a 647 metri s.l.m., è sede della più antica chiesa plebana del nostro territorio: un gioiello dell’arte romanica. Eretta al titolo di Pieve nel 1157 era il centro religioso più importante della montagna; in base allo studio degli elementi architettonici diversi studiosi ne fanno risalire l’origine fino all’VIII-X secolo d.c.. Tra l’XI-XII secolo era entrato in crisi l’antico sistema difensivo ed abitativo altomedioevale ed un vasto movimento demografico era confluito verso la vallata dello Scoltenna, motivo per cui l’antica plebs de Paule viene trasferita in loco Renni.

Il centro religioso era strettamente legato a quello militare inizialmente posto presso una struttura difensiva a “Renno di sopra”, poi sostituita dalla costruzione del Castello di Montecuccolo, in posizione sopraelevata rispetto a Renno, in modo da costituirne la naturale difesa. Montecuccolo assumerà cosi lo “status giuridico” di Castello di Pieve alla cui manutenzione sono tenuti tutti gli abitanti del distretto plebano. Montecuccolo rappresenta così l’unità amministrativa della stessa collettività che, da un punto di vista religioso, trova la sua unità nella pieve di Renno.                     

La corrispondenza corte-pieve non significa nella maggior parte dei casi coincidenza in un medesimo luogo, bensì corrispondenza del medesimo distretto giurisdizionale. Il centro religioso ed il centro militare erano strettamente interconnessi.

In origine la chiesa rispecchiava la severa tipologia delle pievi di montagna, con la pianta a tre navate, l’orientamento occidente-oriente secondo i canoni liturgici, due piccole finestre strombate sul lato meridionale per dare luce all’interno, un solo altare verso il quale si rivolgevano i fedeli, un campanile a vela con due campane sul culmine della facciata.

Nel corso del tempo la struttura romanica ha subito notevoli cambiamenti. Nel Cinquecento sono state aperte le cappelle laterali: una a destra per la sepoltura del conte Cesare Montecuccoli morto nel 1506 e l’altra a sinistra dedicata alla Madonna del Rosario alla fine del secolo. Nello stesso periodo, dopo una epidemia di peste, fu eretto l’altare di San Rocco con tela raffigurante i santi Rocco, Sebastiano e Pellegrino. Al Settecento infine risalgono i maggiori rimaneggiamenti: la costruzione dell’attuale campanile (1673-1710), il soffitto di tavelle dipinte, l’altare maggiore di scagliola del Casalgrandi (1784), l’organo di Luigi Boselli (1871), il portale d’ingresso (1782).

Tra diverse raffigurazioni vi è da segnalare quella a San Giovanni Battista a cui la Pieve è dedicata.

Di particolare pregio:

  • l’acquasantiera in marmo rosso che una leggenda voleva donata dalla Contessa Anna Bigi madre di Raimondo Montecuccoli.
  • il capitello all’ingresso, sul quale è raffigurata una rosetta, affiancata in alto a destra da una seconda più piccola. La rosetta è rappresentata secondo un particolare stile ovvero con una goccia che si alterna tra un petalo e l’altro. Questa particolare tipologia si ritrova nella monetazione longobarda e carolingia a partire dal Re Desiderio (757-773) e successivamente Carlo Magno (774-814). Più nota e diffusa è la classica rosetta comacina, che rimanda al monogramma di Cristo e infatti viene detta anche Chrismon.
  • la lapide della tomba del Conte Cesare Montecuccoli (1506) che fu il più grande feudatario del Frignano.

Circa l’origine del toponimo, esso si perde nella notte dei tempi, riportiamo l’ipotesi formulata da Roberto Amadori: “Probabilmente ad un toponimo più antico accadico _Eno_, (magari nel tempo divenuto “Enno“) con un chiaro riferimento all’elemento acqua (in accadico Eno = acqua), possa essersi sovrapposto da parte di popolazioni di linqua celtica (Liguri? Galli? Celti?) il termine _Rin/Ren_ che in quella lingua significa “scorrere” sempre con un chiaro riferimento all’acqua.”
Testo: Alessio Bononcini

Bibliografia:
Andrea Pini, Renno, splendore e declino di una Pieve del Frignano, Adelmo Iaccheri Editore, 2003
Marinella Minelli, scheda “Renno” in “Pavullo nel Frignano, territorio e beni culturali di una città montana”, pp. 180-187. Il Bulino, 1979