Cap. III° La prima Dimora Feudale – Castello di Pieve & di Valle.

Entrando negli ambienti che furono la prima dimora feudale e che oggi ospitano la suggestiva galleria artistica dello scultore Raffale Biolchini [1] (la seconda sala a destra della biglietteria del Castello), ci troviamo in un salone che non solo ha conservato la muratura in sasso senza intonaco, ma nella quale affiora la base rocciosa su cui sorge la rocca. Il salone in altezza è l’equivalente di due piani di rocca e osservandone il soffitto dobbiamo pensare che la base della torre è lassù; questo deve farci pensare quale strapiombo la costruzione della dimora feudale è andato a coprire e consolidare con le sue mura, dando all’insieme un aspetto più forte e compatto.

Proviamo ad immaginare questa stanza quando tutto il resto della rocca era ancora di là da essere costruito: il muro che da sulla valle ha tre finestre; su entrambi i lati le porte sono sormontate da altrettante portefinestre, ovvero il salone era una struttura su due piani.Osserviamo le fotografie: la base rocciosa della parete termina alla medesima altezza della prima porta ed allo stesso livello parte un filaretto che passa sopra la medesima. E’ lungo questa linea che si sviluppava il pavimento. La portafinestra dalla quale ci affacciamo dal primo salone del piano nobile (quello che ospita i quadri più grandi della collezione artistica di Gino Covili) era una porta da cui, ai bei tempi, avremmo proseguito lungo la sala successiva. Idem per l’altra portafinestra dall’altra parte, che da al corpo E (area nord della rocca). La presenza della base rocciosa, fa supporre che si trattasse di un’area piuttosto umile della rocca, forse la cantina che viene descritta piena di botti e fiaschi. Ma la dimora era alta esattamente come i palazzi che ora l’affiancano e quindi era composta da quattro piani. Gli ultimi due piani, oggi scomparsi, stavano proprio dirimpetto alla torre oggi scoperta in modo innaturale; da una finestra all’ultimo piano si poteva accedere alla torre utilizzando una tavola di legno rimovibile detta trabaldello.

Nascita del Castello di Pieve e di Valle[2]

Il Castello medioevale, almeno in origine, non sorge in funzione esclusivamente feudale. Il Castello fortificato, in particolare nel contado, offre in caso di pericolo rifugio ed asilo a tutta la popolazione sparsa nelle “ville” e nei casolari circostanti, assolvendo così una funzione militare e difensiva pubblica. Il signore che ha costruito il castello, assumendone l’agnome, potrà chiedere in cambio alla turba dei “confugientes” la prestazione di servizi di guardia e di manutenzione del castello stesso, il cosidetto “servitium castri”. Tutti vi concorrono perché il castello, ben al di là della semplice dimora feudale privata, rappresenta una istituzione pubblica, in continuità con le strutture difensive pubbliche, presumibilmente di origine bizantina, trapassate nel quadro organizzativo longobardo e quindi medioevale. Il Castello sostituisce le strutture altomedioevali: la corte regia di Renno (X-XI sec.) come centro giurisdizionale, amministrativo e fiscale; il Castrum Feronianum come sistema difensivo, assumendo lo status di “Castello di valle”. La rocca diviene elemento di forza, sicurezza, autonomia ed organizzazione per la popolazione che vi si appoggia, nel nuovo quadro intervenuto a seguito di uno spostamento demografico verso le zone di media altitudine più facilmente coltivabili, ed in particolare verso la vallata dello Scoltenna. Il fiorire in questa zona di nuovi e numerosi centri di attività economica e sociale comportò,
evidentemente, una diversa dislocazione dei centri religiosi, militari ed amministrativi: da qui l’atto del Vescovo Enrico del 2 ottobre 1157 che trasferisce diritti e privilegi dell’antica pieve di “Paule” in “loco Renno”, sancendo una trasformazione nella quale l’antica chiesa di Renno (secoli VIII-IX), ora elevata alla dignità di pieve, assume una centralità e una funzionalità ormai perdute dalla pieve di Paule, diminuita dalle pievi di Coscogno e di Verica, autonomamente costituitesi nel corso dei secoli XI-XII.
L’atto del 1157 è quindi, sia pure indirettamente, il primo documento attestante l’esistenza a Montecuccolo di un “castello di Pieve” (Renno), nel suo primitivo corpo di fabbrica delimitato da una prima cerchia di mura a tracciato poligonale, ricalcante l’orografia del monte e racchiudente la cisterna minore, nonché la torre-mastio o dongione, tipico elemento architettonico del castello medioevale.
La funzione residenziale del castello alla metà del secolo XII è altresì attestata da un secondo documento di meno di tre mesi dopo: il 24 dicembre 1157, nel quale fa la sua comparsa Girardus de Montecucule. L’assunzione a partire dal 1157 dell’agnome “da Montecuccolo” indica una residenza, ormai stabile, nel castello omonimo. La storiografia ha individuato le origini di Gherardo da Montecuccolo in una famiglia i cui esponenti appaiono come “da Frignano” ed ancora prima come “de Corvolo”, famiglia che all’inizio di quel secolo è citata al fianco della Contessa Matilde di Canossa e che alla metà dello stesso era riuscita ad eleggere un proprio esponente come Vescovo di Modena, l’Enrico prima citato.

Il Crollo

Nel 1878 Pier Biagio Casoli descrive il crollo avvenuto nella dimora feudale alcuni anni prima: a fine ‘800 il canonico Don Gaetano Bonvicini provvede al restauro ben visibile in una fotografia a cavallo del 1900, ma pochi anni dopo non è più solo un angolo a crollare ma gli ultimi due piani della dimora feudale. Attorno al 1920 il muro superstite viene ristrutturato e parzialmente ricostruito a 2/3 dell’altezza originale. Da allora il Castello si presenta con questo insolito spazio vuoto e la torre sembra “nuda” tra un palazzo e l’altro. Le foto d’epoca mostrano la rocca prima del crollo ed essa appariva certamente più imponente e più forte. Le prime fotografie da ponente risalgono purtroppo al ‘900 quando ormai il palazzo era crollato, non ci rimane quindi alcuna testimonianza di come potesse essere. Ricostruirlo nell’ambito del restauro avrebbe significato doversi inventare tutto. In ogni modo il crollo ha determinato la presenza di un enorme terrazzone panoramico dal quale si gode di una superba visuale della vallata e dei monti, nella originalissima cornice delle strutture murarie dei due palazzi che l’affiancano. Questo spazio panoramico alla base della torre oggi è il luogo ideale per grandi eventi all’aperto: presentazioni, rievocazioni storiche, matrimoni che assumono in questa cornice una bellezza unica.

[1] Inaugurata nel luglio 2008.
[2] Sunto della fondamentale scheda sulla nascita del Castello a cura della Prof.ssa Marinella Minelli in Territorio e Beni, op.cit, pp.125-127.

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