Cap. I°: La Torre mastio.

In origine Montecuccolo era sede di una torre di avvistamento come tante altre nel nostro appennino, ma la posizione sulla quale venne costruita, centrale nel Frignano a 873 metri di altezza, permetteva una visuale che non ha eguali ed al contempo la potenzialità di un punto di riferimento visibile da tutti i borghi a est-sud-ovest. Il presidio nasceva in un punto di incontro di una “via di cresta” proveniente dal Monte della Croce (probabile sentiero di guardia di età bizantina) e della via proveniente da Serra di Porto: accessibile da Renno (sprone sud), da ponente (le Fontane – Serra di Porto) e da levante (Mediana). L’indagine degli innesti murari alla base mostra un primo livello a filaretto arcaico alternato da file di pietre sottili/pietre larghe, probabilmente base in sasso di una torre in legno con palizzata risalente ad un periodo tardo romano/bizantino (650-720 d.c.): l’epoca del Castrum Feronianum distrutto nel 728 dal re longobardo Liutprando.

Successivamente venne eretta una vera e propria torre in sasso, sempre seguendo l’analisi del filaretto alla base della torre. Il secondo livello presenta pietre squadrate rettangolari uguali tra loro di epoca matildica o pre-matildica (850-1100) riscontrabile sui primi due piani del mastio.  La Torre che ha una pianta quadrata di sette metri per lato (rimarrà la più alta e massiccia del complesso) si sviluppa su tre piani più il pianoterra seminterrato. In origine aveva l’aspetto di tutte le torri matildiche, ovvero priva di ingressi a pianoterra e di finestre con la vetta squadrata priva di merlature, piccole feritoie/finestrini permettevano di vedere all’esterno: solo un portale al primo piano permetteva l’accesso tramite una scala (la torre della Bastiglia a Serramazzoni o quella a Montebonello hanno mantenuto l’aspetto di quei tempi). Il vano seminterrato, privo di aperture esterne, serviva come magazzino dei viveri, cui si accedeva attraverso una botola interna.
Al primo piano sul lato sud si notano sopra una finestrella i contorni di un originario portale poi murato, dal quale si accedeva alla torre per mezzo di una scala in legno retrattile, accorgimento difensivo presente in quasi tutte le strutture di questo tipo di epoca matildica. Un altro portale sullo stesso piano, ma sulla parete occidentale, fu aperto in un momento successivo, di fronte al primo palazzo feudale, al quale era collegato mediante un ballatoio pensile o una passerella di legno, probabilmente il trabadello di cui parla un documento del 1536. In un primo tempo la torre assolveva oltre alle funzioni logistico-militari anche a quelle residenziali o di rifugio per il Signore e la sua famiglia; attestate dalla presenza al secondo piano di frammenti di intonaco con motivi stilizzati monocromatici di tipo medievale e di un gabinetto con caditoia esterna. Ai piani superiori stavano i soldati, a turno salivano sulla cima per controllare i dintorni o per lanciare segnalazioni alle torri vicine o alla popolazione delle borgate circostanti con fumo, con specchi oppure, molto più frequentemente, mediante il suono della campana sistemata all’esterno. Nel muro di ognuno dei tre piani sono stati ricavati stretti e alti vani strombati con una finestrella quadrata per l’osservazione all’esterno e con l’appoggio per il braccio sinistro. Il vano del terzo piano è provvisto anche di caditoia, ora parzialmente chiusa. Nel 1832 il terzo piano della Torre crollò e venne restaurato attorno al 1847, anche in questo caso lo studio del filaretto rende ben riconoscibile questa parte dove le pietre appaiono più grosse. Il coronamento merlato di stile guelfo, in mattoni su beccatelli arcuati, venne quindi ricostruito a metà del XIX secolo presumibilmente secondo l’aspetto che aveva assunto a partire dal XV secolo in continuità con lo stile costruttivo delle torri del periodo signorile.
Nel 1885 la Torre fu tramutata in campanile e vennero costruiti grandi finestroni arcuati sui quattro fronti. Dopo la seconda guerra mondiale Don Cesare Adani fece rifondere le campane andate distrutte dopo l’incendio da parte dei tedeschi; a Castelfranco Veneto in modo che fossero identiche a prima. Il portale a pianoterra lato sud risale probabilmente all’epoca in cui era stata completata la costruzione del Castello e la torre circondata da più cerchie murarie non aveva più la funzione difensiva primaria. L’ingresso sul lato nord invece risale probabilmente all’epoca in cui la torre, persa ogni funzione di tipo militare, era adibita a campanile ed il nuovo accesso rendeva più veloce agli abitanti giungere alla vetta senza entrare nel castello. Gli attuali scuri di colore verde con la croce templare risalgono agli anni ’90. Tutte le torri che si rispettino hanno una leggenda e quella di Montecuccolo si immagina che avesse un tunnel che portasse addirittura fino alle fontane…..sembra davvero impossibile, però è bello sognarlo. Nel 2009 alla base della torre con il metal detector vennero trovati una punta di freccia e un ferro di cavallo. Altra curiosità: la torre è un campanile e quindi è di proprietà della parrocchia mentre il castello è del comune!
Proposte: per l’avvenire è sicuramente auspicabile la costruzione di una scala che permetta l’accesso alla Torre fino alla vetta, senza più dover usare scale di legno; d’altronde è cosa che è stata realizzata ormai nella stragrande maggioranza delle torri, il che turisticamente avrebbe un potenziale ineguagliabile. La boscaglia sul lato nord andrebbe tagliata in modo da rendere accessibile la base con un bel sentiero percorribile. Installare un pennone che permetta  l’alzabandiera, il vessillo color oro con l’aquila nera dei Montecuccoli e il verde dei monti svettante sulla cima della torre donerà al complesso il tocco del fascino dell’epoca d’oro della rocca.

Fonti bibliografiche
AA.VV.- Pavullo nel Frignano: territorio e beni di una città montana. Il Bulino 1979
Andrea Pini- Montecuccolo la storia svelata: i signori, la rocca, i feudi. Adelmo Iaccheri Editore 1999
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